Non sono pochi gli anni da cui penso di restituire senso e pregio
a certi sapori esistenziali sospesi fra profumi e papille gustative della mente.
Di cosa parlo?
Di quando nella nostra cultura era coerente conoscere ed identificare…per esempio :
Che quel gusto, era proprio delle ciliegie e quel rosso unico, a volte variegato e sfumato nella variante del frutto….era solo loro…
E che quel tipo di venature e colore, sprigionavano solo da quell’albero.
E legno e frutto all’unisono, esprimevano tutto il calore di cui
sussistevano.
Quella era concretezza e verità e perciò poesia.
I miei occhi sono disincantati ora,
ma ciò non ostacola la mia interiorità a vedere e riscoprire
Oltre l’effimero che ci circonda.
Ecco perché desidero intraprendere con voi : i percorsi emozionali fra le stanze dell’anima, delle mura parlanti.
Stanze antiche e nuove, dimore degli avi, della storia, della geografia fisica…della geografia
spirituale di ciascuno di noi.
Visitiamole quelle stanze, non esitiamo sulle loro soglie…addentriamoci.
Ricominciamo da noi .
Perché noi siamo il tempio da riedificare.
Perché pregare significa credere nella meraviglia che siamo.
Ricominciamo a credere e a ripartire da cio’che abbiamo.
Perché ciò che abbiamo, ci è stato dato perché è ciò che ci serve e non altro.
Parliamone
Fra le mura morbide e le stanze, non più segrete, dell’anima.